Ettore Carrucci Quartet – Playtime

Trovi tutti i link qui:

https://songwhip.com/ettorecarucciquartet/playtime

‘Playtime,’ una musica di lirica eleganza, espressione di un’arte matura. Le composizioni di questo album riflettono compostezza e raffinatezza e mettono in mostra talenti emergenti della scena jazz italiana.
‘Playtime’ incarna l’essenza del nuovo cool italiano, un realismo discreto che risuona con grazia nell’animo. Potrete immergervi nelle armoniose melodie e nell’incantevole finesse musicale di questo straordinario lavoro.

Scarica foto e presentazione del disco

-Presentazione in Italiano e Inglese
-High res and Low res photos of Ettore
-Foto della copertina del disco
-Varie link

Nel panorama del jazz italiano è emersa una nuova generazione di musicisti che sta esplorando il tipico vocabolario di questo genere e che è riuscita a trovare nuove vie espressive che conciliano in maniera raffinata linguaggio poetico e tecnica esecutiva.

Caratterizzato da una sicura miscela di lirismo e maturità, l’Ettore Carucci Quartet riunisce alcuni dei talenti emergenti di questo panorama. Nelle loro composizioni si riflette un senso di moderazione ed eleganza che molti dei giovani musicisti in Italia sembrano aver fatto propri.
‘Playtime’  incarna questo senso del nuovo cool italiano. Si potrebbe quasi dire che questo è, musicalmente parlando, il punto successivo della Dolce Vita verso un realismo più sobrio, una visione molto onesta della sensibilità musicale italiana. Non c’è bisogno di trionfi e non c’è bisogno di cadute, qui c’è una musica che parla dolcemente di equilibrio e integrità secondo una qualità cadenzata.
 

Da dove viene il Quartetto Ettore Carucci?

 
La Puglia è una regione curiosamente costruita, dove l’agricoltura si mescola all’urbanistica industrializzata e alle meraviglie della costa adriatica. In Puglia si ha la curiosa sensazione di una qualità senza tempo, in parte nascosta nei mari serenamente azzurri, in parte nelle vestigia di una lunghissima storia che costella coi propri segni architettonici ed archeologici la costa e l’entroterra e che riesce a bilanciare la modernità produttiva della regione. Le risonanze di questo paesaggio contrastato si sentono nelle composizioni del gruppo, che le risolve in un equilibrio di forza e lirismo.

Jacelyn Parry

Ettore Carucci Quartet

 
1. Angy (R.Casarano)
2. Double Voice (M.Nisi)
3. First Rate (E.Carucci)
4. Flowers-M (R.Casarano)
5. I Don’t Know (M.Bardoscia) (feat. Cesare Pastanella)
6. Mr. Giamy (E.Carucci)
7. Playtime (E.Carucci)
8. Recall (E.Carucci)
9. Sugar (E.Carucci/ M.Nisi)
Special:
10. Amorio (E.Carucci, testi J.Parry) (feat. Jacelyn Parry)
 

PianoforteEttore Carucci

Sax sopranoRaffaele Casarano

ContrabassoMarco Bardoscia

BatteriaMarcello Nisi

 

Tutti i brani sono suonati da Ettore Carucci Quartet tranne “I Don’t Know”, featuring Cesare Pastanella alle percussioni e “Amorio”, musica e pianoforte di Ettore Carucci, testi di Jacelyn Parry, registrato presso il Palazzo Galeota a Taranto; musicisti : Ettore Carrucci – Pianoforte, Jacelyn Parry – Voce, Giuseppe Bassi – Contrabasso, Mimmo Campanale – Batteria.

 
 
 
 
 
Etichetta
CDM Records (Culture del Mondo)
Edizione
Culture del Mondo / Forum Music Village S.R.L
Producer
Jacelyn Parry e Luca Lombardi
Mastering
Luca Lombardi
Mix e registrazione
Luca Lombardi e Jacelyn Parry
Assistante Tecnico
Davide Palmiotto
Fotografia di
Alessandro trapani e Jacelyn Parry
 
Registrato a
Roma presso il Forum Music
Registrazione diretta dal banco mix SSL al registratore Studer A80 2 tracce da 1/2 pollice. Stereo live mix da Studer A80 2 al Protools senza equalizzazione e compressione.
E a Taranto presso Il Palazzo Galeota (“Amorio”). Mix, reigstrazione e master di Luca Lombardi. Registrato live su nastro con Nagra IVs e tre microfoni.
www.culturedelmondo.org
 
 
album-art

PLAYTIME
Available now on:

IL DISCO E’ DISPONIBILE SUL BANDCAMP

i testi

di Jacelyn Parry

Ettore Carucci – Pianoforte, musica

Jacelyn Parry – Voce, testi

Giuseppe Bassi – Contrabasso

Mimmo Campanale – Batteria

You gave me a song
for the days…
when you’re not here with me
How each melody
can it be relived of silent dreams
A drop of song you light my heart
You’re my reason
to believe…
that your love will never leave
How each waking spring
will take me through
The endless ways…
To all the hearts who will reach for loves eternity.
(x2)
Oh like a sparrow I yearn to be
In innocence…
For all the ways that you’ll be close to me.
Foto da sinistra: Ettore Carucci, Raffaele Casarano, Marcello Nisi e Marco Bardoscia.

La biografia di Ettore

1) Perchè hai scelto il pianoforte come un strumento? 

Ho sempre amato il pianoforte è sono sempre stato affascianato dai tasti bianchi e neri da quello che potevano trasmettere soltanto toccandoli o sfiorandoli.
Forse ho scelto il piano perchè in casa mio padre si dilettava a suonarlo ed io  ammiravo sia mio padre, che il piano e cercavo di gustarmi tutte le sonorita che mi trasmetteva quello strumento affascinante (Il Pianoforte)



2)Tre aggettivi per definire il jazz e tre per definire te stesso

Creativita, Spontanietà, Ironia. Io posso definirmi: Testardo, Altruista, Passionale




3)Le tue interpretazioni traggono ispirazione da… 


Persone che incontro nella mia vita, dalla mia vita stessa, dai figli, mia moglie, dai piaceri e dai dispiaceri della vita……..



4)La vita per Ettore Carucci è …

La vita è dono prezioso bisogna viverla con serenità e piacere bisogna apprezzarla e non essere troppo esigenti con se stessi. Nella vita si può vincere ma anche perdere.




5)Tre parole da non dimenticare

Amore, Passione, Rispetto




6)Di cosa non puoi fare a meno

La mia Famiglia, la musica, le donne, il mangiare bene e tenersi in forma




7)Un sogno nel cassetto

Cercare di girare il mondo con la mia musica ( il Jazz )




8)La passione secondo Ettore 


La passione è la musica che mi porto da sempre e spero che diventi il mio “bastone della vecchiaia”  



9) Perche ami il pianoforte? in quale direzione ti muovi e dove cerchi di arrivare con la tua musica?

Amo il mio strumento per i suoi bassi, per la sua ampiezza di suono, basta percuoterlo in vari punti della tastiere e riesce a trasmettermi momenti di vita indescrivibili.
Ho sempre amato il jazz tradizionale e continuo a studiarlo e suonarlo, ma credo che la mia direzione musicale sia per un jazz moderno e cercare di non tralasciare mai la vera matrice del jazz (Lo Swing). Cerco sempre di arrivare con il mio modo di suonare e le mie composizioni al cuore delle gente ed essere il più vero possibile.

 10)Come sei entrato a far parte dell’Ettore Carucci Quartet? E perchè ti piace suonare col gruppo?

Ho voluto realizzare questo mio nuovo lavoro discografico come leader dall’ incontro con Jacelyn Parry e luca lombardi, i quali mi proposero di realizzare un disco jazz  con la loro nuova etichette musicale “Culture del Mondo”. Risposi subito…… ma perche no? e misi su un quartetto jazz composto da carissimi amici e straordinari musicisti di jazz con i quali è nata subito un’ affinita musicale degna di un quartetto jazz internazionale. Mi piace suonare molto con Raffaele Casarano, Marco Bardoscia, Marcello Nisi per la creativita compositiva e strumentale che ognuno di loro riesce a trasmettere con il proprio strumento e per la loro umiltà e sincerità.  



Il disco sarà proposto dal vivo da:

  • Ettore Carucci al pianoforte,

  • Jed Levy al sassofono,

  • Giuseppe Bassi al contrabbasso e

  • Ellade Bandini alla batteria.

Musicisti che registrava sul disco di Playtime

La biografia di Raffaele

1) Perché hai scelto il sassofono come un strumento?

Ha iniziato a suonare grazie a un disco di Charlie Parker che un amico di famiglia ha suonato in una fredda notte d’inverno quando aveva 6 anni ed è stato amore al primo ascolto. Un anno dopo, iniziò a suonare il sassofono perché rimase colpito dal modo in cui lo sentì suonare da Byrd come uno strumento magico. Viene da una famiglia di musicisti, suo nonno suonava il clarinetto in una band di strada e anche i fratelli di suo nonno suonavano tutti in band di strada e suo zio era un solista di tromba.

2) Tre aggettivi per definire il jazz

Tre parole per definire il jazz e se stesso. Jazz: affascinante, misterioso ed emozionante.

3) Le tue interpretazioni traggono ispirazione da…

Dopo diversi anni di ascolto di Parker, all’età di 11 anni ha iniziato ad ascoltare Spyro Gira e The Chick Corea Electric Band, allargando così i suoi orizzonti musicali al punto che ora pur essendo un musicista rigorosamente jazz, gli piace ascoltare musica etnica. musica come Goran Bregovic e la musica dei Balcani e ha anche suonato in grandi bande di ottoni. Le sue influenze variano da Weather Report a Eric Doplphy, Coltrane, M. Davis e anche Steve Coleman, Greg Osby. nell’ambiente jazzistico italiano ammira Stefano Di Battista, Rosario Giuliani e soprattutto Paolo Fresu ed Enrico Rava.

4) La vita per Raffaele Cassarano è…

La visione della vita di Raffaele è soprattutto mistica. La vede come una sorpresa, a causa di tutte le cose inaspettate che gli sono accadute. Pensa che la vita debba essere presa come viene senza fare troppi progetti.

Vorrebbe raggiungere le emozioni dell’ascoltatore ‘senza l’arroganza di imporre ciò che voglio dire’ e spera di poter comunicare le sue emozioni e sensazioni prima di iniziare a suonare.

5) Perché ami il sassofono? In quale direzione ti muovi e dove cerchi di arrivare con la tua musica?

Gli piacerebbe suonare anche la tromba e il trombone ma il sax è la cosa più affascinante perché è come una donna, una compagna che non ti tradirà mai se rimani fedele e sarà sempre presente per i tuoi problemi.

6) Un sogno nel cassetto

Il suo sogno è che la sua musica possa toccare le emozioni dell’ascoltatore. La sua idea di passione è qualcosa che non si può spiegare, è un amore profondo inizialmente verso qualcosa di sconosciuto che diventa realtà con il tempo.

7) La passione secondo te?

L’arancione è il colore e l’energia con cui definisce la sua pura passione per la sua musica. Determinato e leale. Nella ricerca di se stesso si è lasciato guidare dalle sue emozioni.

La biografia di Marco

1) perche hai scelto il contrabbasso come un strumento?

Suonare jazz è sempre stato uno dei miei più grandi sogni, sin da piccolo ascoltavo questa musica di cui non riuscivo a capire molto ma che ogni volta mi rapiva e mi faceva sonare. Sin da allora avevo deciso che avrei dovuto suonare quella musica così difficile ma allo tesso tempo così spontanea. Per quanto riguarda la scelta del contrabbasso, è stata una scelta inconsapevole, nel senso che mi sentivo naturalmente attratto dall “basse frequenze” e non ho mai imaginato di suonare uno strumento diverso.

2)Le tue interpretazioni traggono ispirazione da…

A influenzare la mia musica sono stati una grandissima quantità di musicisti, famosi e non, che mi hanno insegnato che bisogna lavorare duro e con sincerità e suonare con passione, cercando sempre di dare il meglio e di tirare fuori il meglio da ogni situazione (Musicale e non). Io amo Miles Davis per la sua capacità di “sentire” oltre il suono, John Coltrane per il suo grande spirito e Bill Evans per la sua dolcezza ed eleganza. I miei puti di riferimento tra i bassisti sono tanti tra i più importanti: Ray Brown, Paul Chambers, Ron Cater, Christian McBride, Dave Holland e John Patitucci.

Il mio primo disco di jazz è stato “Waltz for Debby” di Bill Evans ed è stato subito bellissimo. Me lo diede il mio professore di Contrabbasso e ricordo che appena tornato a casa dalla lezione nn vedevo l’ora di ascoltare questo disco, come se sapessi già che sarebbe stato uno dei miei dischi preferiti.

3) Perché ami il contrabbasso? in quale direzione ti muovi e dove cerchi di arrivare con la tua musica?

Amo il contrabbasso perché vibra molto e ti fa sentire quella cosa strana nulla pancia e perché può essere dolcissimo o molto graffiante, buffo o grave. Con la mia musica io cerco di arrivare dentro di me, nel più profondo me, e di tramutare le mie emozioni in note, accordi, ritmo o quant’altro. spero che la mia musica possa essere ascoltata da più persone possibile e che soprattutto possa arrivare a trasmettere emozioni.

4) Tre aggettivi per definire il jazz e tre per definire te stesso

Il jazz per marco è: Divertente, Spietato, Policromo.

Marco Bardoscia per Marco Bardoscia è: Sognatore, Pigro, Sentimentale.

 

5) La vita per Marco Bardoscia è …

La vita per Marco Bardoscia è Scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo e cercare di crescere e migliorarsi (sia musicalmente che come uomo) attraverso il confronto con gli altri.

6) Un sogno nel cassetto

Il mio sogno nel cassetto è di continuare sempre sulla strada che sto percorrendo, cercando di arrivare il più lontano possibile.

7) La passione secondo te è…

La passione per me ha un grande valore come è normale che sia per per uno che fa il musicista, perché sono molte le volte in cui quello che facciamo è davvero solo per passione e davvero per nient’altro. Io penso quindi che la passione sia il mio più grande motore.

8) Come sei entrato a far parte dell’Ettore Carucci Quartet? E perchè ti piace suonare col gruppo?

Il mio rapporto con Ettore è iniziato circa due anni fa e in lui ho trovato subito oltre che un grande musicista, un grande amico e un folle compagno di viaggio che mi ha insegnato molte cose sia musicalmente che come uomo. Ho già avuto l’onore di registrare con lui due dischi, il primo (the way i like) con i Berardi jazz connection e il secondo ( Legend) Con o Locomotive e con un’altro nostro compare,Raffaele Casarano. Quando Ettore mi chiamato per dirmi che dovevamo registrare questo disco sono stato enormemente felice, sia perché sapevo che ci saremmo divertiti sia per la fiducia che un musicista come Ettore aveva riposto in me… non posso che ringraziarlo.

La biografia di Marcello

1) Come hai iniziato con jazz e perche hai scelto la batteria come un strumento?

Io ritengo che la personalità di un uomo e di un musicista si forma e si forgia molto anche attraverso quelle che sono le esperienze di vita quotidiana, le persone con cui trascorri il tuo tempo, con cui dialoghi e convivi esperienze e sensazioni.

Sin da piccolissima età, essendo figlio d’arte (mio padre era pianista e compositore), ed avendo un fratello anch’egli musicista, in casa era inevitabile respirare aria di musica e di jazz in particolare. Ricordo ancora le serate estive trascorse, con mio padre e mio fratello, ad ascoltare i dischi di Errol Garner, Oscar Peterson e quant’altri. Un’atmosfera del genere può avere solo due effetti: o di repulsione o di fatale attrazione, com’è accaduto con me….

In realtà il mio primo strumento è stato un portaombrelli rivoltato che suonavo come fosse una congas accompagnando le performance dei vari musicisti che spesso erano ospiti a casa.

Di lì, poi, intorno agli otto/nove anni, c’è stata la “conversione” verso la musica classica indotta da mio padre che, notando in me una particolare musicalità ed un ottimo “orecchio musicale”, mi sospinse verso lo studio del violoncello. Sono, infatti, diplomato in violoncello ma, ormai da anni, non lo suono più. Mentre vivevo la mia vita da musicista classico, da violoncellista, era sempre in me viva ed attiva l’anima del batterista e del jazzista. Giunto ad un certo punto della mia vita ho dovuto scegliere se seguire il cuore, l’anima, l’istinto o se seguire la testa…..ho scelto il cuore e, dunque, la batteria: il mio primo e vero amore!

Secondo me non sono io ad aver scelto la batteria ma è stata la batteria a scegliere me;

mi spiego meglio: in ognuno di noi c’è una innata predisposizione particolare verso qualcosa, di qualunque genere di cosa si tratti; quando vai dove ti porta il cuore non hai fatto altro che seguire il corso della natura perché segui ciò che la natura ti ha donato, ciò che Dio ti ha donato. Detto ciò ritengo naturale la deduzione.

2) Chi hai influenzato ed influenza attualmente il tuo stile sia in ambito jazz che secondo una più ampia visione. Le tue interpretazioni traggono ispirazione da…

Premesso che sono un amante del jazz di estrazione nero-americana, di un jazz particolarmente ricco di energia, la mia attenzione è molto attratta da musicisti con queste prerogative. Ciò non toglie, però, che non disdegno l’ascolto attento ed analitico di un jazz meno energico e più intellettuale.

Direi che sono influenzato (perché amo, nelle specifico tecnico, dunque in ambito batteristico) da drummer come Elvin Jones, Tony Williams, Roy Haynes, Jack DeJohnette, Al Foster fino ad arrivare ai più moderni Brian Blade, Greg Hutchinson fino a Bill Stewart. La caratteristica comune degli artisti sopra citati, tranne Bill Stewart, è che sono tutti musicisti di colore e che, di fondo, hanno (a mio parer) un approccio molto istintivo, passionale con la musica.

Ora, al di là degli aspetti più strettamente tecnici, quello che più (di questi artisti) influenza il mio stile è l’approccio allo strumento ed alla musica!

Ritengo che suonare uno strumento sia un modo per esprimere, attraverso un linguaggio che nello specifico è la musica ed il jazz, la propria interiorità, la propria anima. Ognuno suonando esprime, o dovrebbe esprimere, la linfa che ha dentro, il proprio mondo interiore.

Il mio Io, per le mie esperienze di vita, trova affinità con la sensibilità espressiva dei musicisti di colore.

La musica è gioia che esprime anche sofferenza.

Secondo una più ampia prospettiva amo la schiettezza e la sincerità due qualità che è davvero raro trovare in giro. Apprezzo molto le persone che, seppur duramente, ti fanno notare la realtà piuttosto che coloro i quali spargono rose piene di spine…

Le mie interpretazioni cercano di essere quanto più fedeli a ciò che la mia anima può esprimere e come tale amo ed apprezzo tutte le forme di spontaneità come espressione genuina dell’essere.

Amo gli animali ed il loro candore: le loro espressioni sono istinto puro mai volte al male altrui predeterminato!

3) Quando e con chi hai iniziato a sentire jazz?

Come già detto prima ho cominciato ad ascoltare jazz sin da tenerissima età in compagnia della mia famiglia.

4) Perche ami la batteria? in quale direzione ti muovi e dove cerchi di arrivare con la tua musica?

Amo la batteria perché è lo strumento attraverso il quale riesco ad esprimere, attraverso il linguaggio musicale, in modo più compiuto la mia personalità.

Come dicevo prima lo strumento è il mezzo con cui esternare il proprio mondo interiore, esattamente come la parola.

In realtà, però, amo anche altri strumenti.

Circa le direzioni devo dire che sono un po’ anarchico, nel senso che, anche quando scrivo, non ricerco qualcosa in particolare se non quello che istintivamente mi viene meglio, insomma quello che sgorga dal cuore e vorrei poter far arrivare la mia musica al cuore di chi ascolta. In fondo è questa la missione del musicista: arrivare al cuore altrui partendo dal tuo cuore….

5) Tre aggettivi per definire il jazz e tre per definire te stesso

Jazz: libero, entusiasmante, magico

Me stesso: libero, schietto, critico (soprattutto verso se stesso)

6) La vita per Marcello Nisi è …

Un’esperienza fatta di cose belle e non, da vivere fino in fondo avendo rispetto di chi ti circonda e dagli stessi pretendere ugual cosa.

7) Un sogno nel cassetto

Ce ne sono tanti…..quelli personali riguardano, naturalmente, la professione dove spero, un domani, non dover mai dover fare scelte importanti solo per soldi e dunque vivere la musica non come lavoro (dunque intesa come attività svolta esclusivamente per il denaro, contesto questo nel quale si perderebbero tutte le prerogative di cui ho parlato in precedenza) ma sempre come enorme passione da vivere intensamente.

E poi mi piacerebbe vedere più giustizia nel mondo, in tutti gli ambiti….

8) Che valore ha la passione per te?

La passione è il motore della vita: se non vi fosse la vita si ridurrebbe ad una parentesi tra la nascita e la morte.

D’altronde se non avessi passione non avrei fatto il musicista….

9) Last but not least: come sei entrato a far parte dell’Ettore Carucci Quartet? E perchè ti piace suonare col gruppo?

La musica è una questione di feeling, di energia che, quando c’è, spacchi tutto! Con Ettore abbiamo suonato tanto insieme notando sempre un approccio comune alla musica, una sensibilità affine e dunque il resto è venuto da sé.

Questa band ha un’energia pazzesca, come piace a me, nell’intenzione musicale….e poi ci si diverte tantissimo, sotto tutti i punti di vista!

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